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 Carnevale 2006

  

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Martedì 28 festeggiamo il Carnevale al Circolo.

Ecco un po' di curiosità su questa strana festa, reperite qua e là sul web:

STORIA del CARNEVALE

Il carnevale è una delle feste più antiche, diffusa in quasi tutte le parti del mondo e celebrata con rituali diversi, pur avendo una radice comune, autenticamente popolare. Le maschere erano utilizzate dall'uomo fin dal Paleolitico, quando gli stregoni, durante riti magici e propiziatori, indossavano costumi adornati di piume e sonagli e assumevano aspetti terrificanti grazie a maschere dipinte, nell'intento di scacciare gli spiriti maligni. Ma è soprattutto nel mondo romano, dove si svolgevano feste in onore degli dei, che possiamo ritrovare le origini del nostro Carnevale. Nell'antica Roma i festeggiamenti in onore di Bacco, detti Baccanali, si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano già l'uso di maschere, tra fiumi di vino e manifestazioni danzanti. Famosa era, anche, la festa di Cerere e Proserpina, che si svolgeva di notte, in cui giovani e vecchi, nobili e plebei si univano nel ritmo dei festeggiamenti. In marzo e in dicembre era la volta dei Saturnali, le feste sacre a Saturno, padre degli dei, che si svolgevano nell'arco di circa sette giorni durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, dove il "Re della Festa", eletto dal popolo, organizzava i giochi nelle piazze, e dove negli spettacoli i gladiatori intrattenevano il pubblico.Secondo Livio, queste feste iniziarono all'epoca della costruzione del tempio di Saturno (263 a.C.). Negli anni i Saturnali divennero sempre più importanti, all'origine infatti duravano solo tre giorni, poi sette finché, in epoca imperiale, furono portati a quindici. Ai Saturnali si unirono le Opalia, in onore della dea Ope moglie di Saturno, e le Sigillaria, in onore di Giano e Strenia. Infine, in ricordo della lupa che allattò Romolo e Remo, non possiamo non ricordare i Lupercali che erano considerate feste della fecondità.

Dal Quattrocento, il Carnevale sostenne una serie di attacchi repressivi dai moralizzatori dell'epoca:  giudicavano infatti troppo "pagani" i riti, i festeggiamenti e i banchetti che si svolgevano in quel periodo. Mal tollerate erano anche le sagre popolari, talune alquanto rozze, come la festa dell'asino e quella dei folli, con stravaganze oltre misura.
Nonostante questo, il Carnevale ha continuato a dar vita a nuove forme celebrative: combattimenti tra classi diverse di cittadini o fra circoscrizioni, a colpi di sassi e bastoni (da cui l'uso degli attuali manganelli in plastica); lotte rituali tra rioni e quartieri di una stessa città (a tutt'oggi la battaglia delle arance a Ivrea) o tra cittadine diverse.
Questo accadeva per le strade, tra il popolo, mentre nelle quiete dei giardini e delle sale dei sontuosi palazzi, la nobiltà si dilettava in giochi "cortesi" sbalordendosi a vicenda per l'abilità nell'utilizzo delle armi.
Nel tardo Medioevo il travestimento si diffuse nei carnevali delle città. In quelle sedi il mascherarsi consentiva lo scambio di ruoli, il burlarsi di figure gerarchiche, il satireggiare vizi di persone o malcostumi con quelle stesse maschere, oggi note in tutto il mondo, che sono poi assurte a simbolo di città e di debolezze umane.
La tradizione del Carnevale ha fatto in modo che ogni regione italiana vanti una propria originalità richiamando turisti e visitatori da ogni parte del mondo.
I più famosi sono quelli di Viareggio e Venezia seguiti, con analoga notorietà, da quello pugliese di Putignano e da quello di Cento, nel ferrarese, gemellato col Carnevale di Rio de Janeiro.

ALTRE CURIOSITA'

E' incerta la radice etimologica del Carnevale: c'è chi la farebbe risalire al carrus navalis, carri a forma di nave usati a Roma nelle processioni di purificazione, e chi al carnem levare, tradizione medioevale di consumare un banchetto di "addio alla carne" la sera precedente il mercoledì delle Ceneri, saziandosi fino alla nausea prima dei digiuni quaresimali. Le Ceneri, rito propiziatorio di origine contadina, ben augurale per la fecondità della terra, consisteva nel bruciare in piazza un grottesco spaventapasseri e seppellirne le ceneri proprio quel mercoledì.

La parola Carnevale potrebbe anche derivare da Carna -aval (un invito a non mangiare carne), o ancora, da Carnalia (feste romane in onore di Saturno), oppure da carne-levamen o dall'espressione medievale carnem-laxare (cioè fare digiuno, astinenza).

I coriandoli, tondi di carta colorata (inventati, si dice, da un milanese), all'origine erano semi della pianta di coriandolo ricoperti di gesso, come confetti, da lanciare dai carri e dai balconi.

Durante i festeggiamenti era usanza cucinare dolci veloci, poco costosi, da offrire alla moltitudine di persone che interveniva. Da qui la tradizione dei fritti: acqua, farina e zucchero che ancora oggi, pur con qualche ingrediente in più, si trasformano in fumanti e dorate castagnole, frittelle, zeppole, tortelli, struffoli, frappe, cenci, chiacchiere.

I  FALO’

Il cerimoniale del Carnevale, fin dalle più remote edizioni esprimeva l’anelito e la volontà del popolo di liberarsi dal male commesso durante l’anno, attraverso la purificazione del fuoco e nello stesso tempo voleva propiziare la rinascita della natura alla vigilia della primavera e l’abbondanza dei frutti.
Da ciò è scaturita l’usanza, giunta fino ai nostri giorni di accendere sulle alture e nelle piazze, numerosi falò attorno ai quali convenivano grandi e piccini per gridare, suonare, cantare e danzare, insomma per esprimere in modo estroso e spontaneo i propri sentimenti e la propria gioia.
Per il popolo, bruciare il falò significava anche mettere in fuga il malocchio, allontanare le stregature e chiudere il capitolo dei divertimenti per entrare l’indomani nella Quaresima, tempo di austerità e di raccolto.

Al vertice del grande falò, veniva (e viene tutt’ora) infisso il fantoccio di “carnevale”, goffo personaggio vestito di stracci, ripieno di paglia e accanto a lui, veniva posto un altro personaggio femminile, chiamato in certi paesi “Poiana” e in altri “Vecchia”, ritenuta comunque la moglie del protagonista destinata a fare la stessa fine dell’infelice compagno.

…e qualche filastrocca

Viva viva Cranval!
La poiana in sima al pal
La ciama cranval,
Cranval al vol mia gnir
E la poiana la vol morir!
Lasa ch’la mora
Agh farèma ‘na casa nova,
un piatt ad polenta
un piatt ad confet,
sera l’us e andema a let!

(anonimo)

 

Carnevale vecchio e pazzo

si è venduto il materasso

per comprare pane e vino

tarallucci e cotechino.

E mangiando a crepapelle

la montagna di frittelle

gli è cresciuto un gran pancione

che somiglia ad un pallone.

Beve beve e all'improvviso

gli diventa rosso il viso

poi gli scoppia anche la pancia

mentre ancora mangia e mangia...

Così muore il Carnevale

e gli fanno il funerale

dalla polvere era nato

ed in polvere è tornato.

(G. D'Annunzio)

 

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